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Fuga dall'Euro ? Tutti a comprar Sterline ?

NOTIZIA BOMBA CENSURATA IN ITALIA: 80 BANCHE CENTRALI (DI TUTTO IL MONDO) IN FUGA DALL'EURO, SOSTITUITO DALLA STERLINA

LONDRA -

E' passato quasi un anno da quando gli elettori britannici hanno deciso di uscire dalla UE e tale decisione, lungi dal danneggiare l'economica britannica, l'ha rafforzata enormemente visto che ha tassi di crescita che i paesi dell'eurozona possono solo sognare.
La crescita del Pil del Regno Unito per il 2017 è prevista vicinissima al 2%, contro la migliore della zona euto, quella tedesca, che non ci arriverà neppure per sbaglio.
Al massimo, la Germania segnerà un +1,7%. Per non dire dell'indice di crescita dei consumi, che è balzato a +3% con in testa il mercato automobilistico in crescita di quasi il 4%.

Ma se tutto questo non bastasse per spiegare che la Brexit è la chiave di volta di una crescita senza precedenti dell'economia e della società britannica, adesso un'altra notizia conferma la forza e la resilienza del Regno Unito.

Una notizia che non farà piacere a chi "ama" l'euro.

Nei giorni scorsi il Financial Time ha pubblicato un sondaggio fatto dal colosso bancario multinazionale HSBC e dalla rivista delle banche centrali Central Banking il quale rivela che ben 80 banche centrali a livello mondiale stanno riducendo la loro esposizione in euro e aumentando quella in sterline.

I motivi dell'abbandono dell'euro sono da ricercarsi nei tassi d'interesse negativi legale alle politiche di quantitative easing della BCE, nella bassa crescita delle economie dell'eurozona e nell'instabilita' politica della stessa.

Il fatto che il governo britannico abbia avviato le negoziazioni per uscire dalla UE non ha affatto influito sulle decisione dei banchieri centrali, i quali vedono nella Gran Bretagna una nazione e un mercato con ottime prospettive di lungo periodo e come alternativa migliore all'area euro.

Il 71% degli intervistati ha dichiarato che le sterlina e' un investimento attraente nel lungo periodo e anzi per loro la Brexit significa avere un'opportunita' in piu' per diversificare i loro investimenti.

Questa rivelazione e' importantissima visto che gli intervistati gestiscono qualcosa come l'equivalente di 6mila miliardi di euro di riserve e quindi la loro opinione molto negativa sull'euro dovrebbe far tacere tutti coloro che si ostinano a difendere la moneta unica nonostante i suoi fallimenti.

Tale sondaggio spiega il recente aumento della sterlina sull'euro che si e' rivalutata del 2,63% e nei prossimi mesi non sono da escludere altre sorprese specie se la Grecia dichiarerà il default sui prestiti fatti dalla troika.

Questa notizia e' stata riportata dal Financial Times, da Russia Today e da qualche altro blog finanziario ma e' stata completamente censurata in Italia perche' sarebbe parecchio scomoda per la nostra classe politica che vuole far credere agli italiani che l'euro sia stato un enorme successo.

Noi ovviamente non ci stiamo e abbiamo riportato questa notizia perche' vogliamo che gli italiani sappiano la verita'.


Cortesia di: Giuseppe de Santis

Nota dell'Editore

Una delle ipotesi da tempo considerate é quella di adottare, in Italia, una seconda valuta di utilizzo corrente ed in parallelo all'Euro.
Non una nuova valuta ma una già ampiamente nota ed utilizzata.
In realtà prima della Brexit vi era solo il Dollaro, valuta già da tempo utilizzata in diverse Nazioni oltre che in USA..
Con la Brexit una possibile seconda valuta é proprio la Sterlina Inglese.

Perché la Sterlina comunque rappresenta una economia con un "peso" simile a quello italiano e, con opportuni accordi con la Banca d'Inghilterra, potrebbe proprio essere la seconda valuta per l'Italia, per la Grecia, e per altre economie che intendono allentare i legami ed i legacci dall'Euro.
Non si tratterebbe di lasciare l'Euro ma, semplicemente, di avere una seconda valuta operativa nell'economia nazionale.
Perché no ?
Permetterebbe di gestire il bilancio Italiano in modo più libero, elastico, aderente alle necessità del popolo e non aderente alle sole necessità di espansione della egemone economia Tedesca, piuttosto che del Fondo Monetario Internazionale.


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