Fra pochi giorni, dopo oltre vent'anni di una totale assenza di visite in questa regione, ecco che il primo ministro Israeliano Benjamin Netanyahu,
partirà per una importante visita sia in Azerbaijan che in Kazakhstan .
Le due Nazioni, profondamente islamiche, riceveranno la delegazione di Israele in questo breve viaggio di soli
due giorni la prossima settimana.
Il viaggio della delegazione dovrebbe iniziare il prossimo martedì 20 Dicembre e sarà un primo passo
per l'inizio di una collaborazione strategica per Israele, nonostante le inevitabili proteste dei partiti islamici più intransigenti.
L' Azerbaijan fornisce il 40% del petrolio che necessita a Tel Aviv ed ormai Baku è diventato un alleato strategico
non solo per l'economia Israeliana ma anche per le future operazioni di intelligence nei riguardi
dell'Iran e della Russia della nuova era Trump.
Nelle poche ore di permanenza a Baku, Benjamin Netanyahu firmerà i primi accordi di collaborazione militare:
si tratta di realizzare una unità di fabbricazione di drone di ultima generazione, con capacità non
solo di ricognizione ma anche di attacco, e di una possibile installazione di una rete missilistica di "Iron Dome",
che potrebbe già essere operativa in pochi mesi.
Il tutto per un primo importo, stimato, di poco meno di due miliardi di dollari.
Ovviamente questa nuova collaborazione implica le fasi di addestramento e di preparazione
del personale Azero e quindi una maggiore collaborazione fra le due nazioni.
Subito dopo, ad Astana, in Kazakhstan verranno gettate le basi per una serie di collaborazioni militari tecnologiche fra le
due Nazioni.
In pratica le forze speciali di Tel Aviv inizieranno ad addestrare quelle di Astana, e - conseguentemente -
a rendere operativa una prima unità di intelligence.
Perché il Kazakhstan è la porta di ingresso verso l'Asia centrale.
Nonostante le proteste per le atrocità compiute da Israele contro i Palestinesi, nonostante
il fatto nelle due nazioni islamiche spadroneggi ancora la "sharia", la forza del petrolio da una parte
ed i timori di un Iran liberato dalle catene dell'embargo dall'altra, fanno chiudere gli occhi e tappare il
naso sia a Tel Aviv che a Baku che ad Astana.
Perché è pur sempre vero che "c'est l'argent qui fait la guerre"
x
( Giorgio Comerio )