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Riforma Costituzionale 2016 - Quinto Capitolo: Il balletto delle firme ed un piccolo business

Roma

In realtà più firme permettono un quorum più basso per la validità di un referendum.

Se infatti una proposta di referendum abrogativo sarà sostenuta da, per lo meno, 500 mila firme, le regole attuali resteranno immutate.

Per rendere valida la richiesta di consultazione sarà necessaria la partecipazione alle urne di almeno il 50%+1 degli aventi diritto.

La riforma introduce una possibilità in più.

Se le firme saranno più di 800 mila infatti il quorum si abbasserà ed il referendum sarà valido se l'affluenza sarà pari o superiore al 50%+1 di chi ha votato alle precedenti elezioni politiche.

Inoltre la riforma introduce per la prima volta la possibilità di promuovere anche il referendum popolari propositivi e d'indirizzo, nonché eventuali altre forme di partecipazione popolare.



Ricordiamo che finora i disegni di legge di iniziativa popolare sono stati di fatto assolutamente ignorati dal Parlamento.

Su 262 testi parlamentari presentati fino ad oggi solo 3 sono diventi Legge e solo perché erano abbinati ad altre proposte di iniziativa parlamentare.

151 referendum depositati non sono stati nemmeno mai discussi !

E' vero che con la riforma aumenta il numero delle firme necessarie per presentare una proposta, che diventano 150 mila, ma è pur vero che la Camera sarà tenuta a discutere la proposta presentata in tempi certi ed, in tempi certi, pure votarla.



In Italia il numero di firme necessarie alla presentazione di una legge di iniziativa popolare varia a seconda dell'istituzione acceduta:
per le leggi a carattere nazionale, da presentare in Parlamento, è necessario raccogliere almeno 50.000 firme e presentare la proposta alla Corte di Cassazione.

"Il popolo esercita l'iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli" (art. 71 della Costituzione).

Gli articoli 48 e 49 della successiva legge 25 maggio 1970, n. 352, stabiliscono che il progetto, accompagnato dalle firme degli elettori proponenti, deve essere presentato a uno dei Presidenti delle due Camere, il quale lo presenta alla Camera di competenza, la quale deve verificare il computo delle firme e accertare la regolarità della richiesta.

Non ci sono limiti se non quelli previsti per l'iniziativa riservata.

In realtà, per evitare problemi di numeri mancanti, di solito si depositano circa 60.000 firme.

Tanto per stare sul sicuro..

Ma quanto costa, oggi come oggi, portare gli scatoloni con le firme per un referendum ?
Un sacco di soldi..

Anche con un notaio amico, anche "truccando" qualche firmetta, anche con raccolte fatte da volontari nei gazebi, un paio di euro se ne vanno per ogni firma.

Insomma fra raccolta firme, convegni e comizi di spiegazione, e quant'altro, non meno di centomila euro.

Ma, anche qui, nasce il business..

Quando un referendum abrogativo raggiunge il quorum, scattano i rimborsi per i comitati promotori:
1 euro per ogni firma raccolta.

Ma prima del voto c'è il ruolo chiave svolto dalla corte costituzionale, che sancisce l'ammissibilità o meno dei quesiti.

Più di 60 quelli fermati dalla consulta.

Le richieste di referendum sono soggette a un duplice controllo.

Il primo da parte dall'ufficio centrale per il referendum, puramente tecnico, e il secondo da parte della corte costituzionale.

Con la legge costituzionale del marzo 1953, infatti, sono state allargate le competenze della consulta, già regolate dall'articolo 134 della nostra costituzione.

Ad oggi sono più di 60 i quesiti "bloccati" dalla corte costituzionale.

Ultima vittima illustre in ordine di tempo è il referendum sulla legge Fornero proposto dalla Lega nord, che nel gennaio del 2015 è stato dichiarato inammissibile.

Al contrario, proprio grazie al parere favorevole dei giudici costituzionali, in aprile si é tenuto il referendum
"in materia di ricerca, prospezione e trivellazioni marine".

Come visto in precedenza, fra gli attori che possono sottoporre un quesito alla consulta, ci sono gli elettori italiani, attraverso la raccolta di 500 mila firme.

Il lavoro dei cosiddetti "comitati promotori" in questo processo è fondamentale.

Per questo motivo il nostro ordinamento riconosce un "indennizzo" economico.

Le legge 157 del giugno 1999, poi modificata e aggiornata nell'agosto del 2006, sancisce che:
e' attribuito ai comitati promotori un rimborso pari alla somma risultante dalla moltiplicazione di un euro per ogni firma valida fino alla concorrenza della cifra minima necessaria per la validità della richiesta e fino ad un limite massimo pari complessivamente a euro 2.582.285 annui, a condizione che la consultazione referendaria abbia raggiunto il quorum di validità di partecipazione al voto.

Analogo rimborso e' previsto, sempre nel limite di euro 2.582.285 annui di cui al presente comma, per le richieste di referendum effettuate ai sensi dell'articolo 138 della Costituzione.

In pratica ai comitati promotori, nel caso di quesito dichiarato ammissibile e di quorum raggiunto, viene riconosciuto un rimborso pari a un euro per ogni firma valida raccolta.

Una forma di finanziamento pubblico che da un lato risarcisce i comitati civici che si attivano per proporre un referendum, dall'altro rimborsa anche quei partiti politici che hanno fatto di questo strumento un loro cavallo di battaglia.

Per esempio, grazie ai due referendum proposti nel 2011, l'Italia dei valori ha incassato oltre 1 milione di euro.

Discorso analogo per il Comitato promotore per il sì ai referendum per l'acqua pubblica, che nel bilancio 2012 certificava 624.093 euro di rimborsi elettorali rimanenti grazie alla legge 157 del 1999.

Esborsi anche confermati dalle pubblicazioni in gazzetta ufficiale, sia per i due referendum proposti dall'Italia dei valori, sia per quelli del comitato per l'acqua pubblica.

In totale parliamo di 500.000 euro a quesito, per un totale di 2 milioni di euro.

A questo punto la domanda è una:
è giusto che a società civile e partiti politici venga riconosciuto lo stesso tipo di indennizzo per l'attività di promozione di un referendum?

In Sintesi.

262 referendum presentati, con una media di 60mila firme l'uno significa che, bene o male, sono state raccolte circa 16 milioni di firme.

Significa che sono stati spesi, giusto per portare gli scatoloni alla Corte di Cassazione, circa 26 milioni di euro..

Più il tempo degli attivisti che si considera gratis..

Il risultato:
di 262 testi presentati solo TRE sono poi diventati Legge..

Ma alla fine, sotto sotto, il business c'é , anche se non si vede..


Per avere tutti i dettagli, basta leggere il
TESTO UFFICIALE " RIFORMA COSTITUZIONALE" Disegno di Legge costituzionale
A.C. 2613-D "Testo a fronte con la Costituzione Vigente " - documento 216/12 Parte seconda - Aprile 2016 a cura del servizio studi - Dipartimento Istituzioni 066760-9475/066760-3855
Il testo integrale della attuale Costituzione e delle varianti proposte é scaricabile in file pdf da:
http://www.camera.it/temiap/2016/10/03/OCD177-2392.pdf

continua...

( Giorgio Comerio )


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