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ref:topbtw-3753.html/ 23 Ottobre 2023/A


ITALIA


AREE PROTETTE: a rischio di incendio... -


Le aree protette sono particolarmente esposte agli incendi

Gli incendi distruggono gli ecosistemi e gli effetti negativi si moltiplicano quando a essere colpite sono le zone protette.

Più di un quarto di tutti i siti Natura 2000 bruciati nel 2021 si trovavano in Italia.

Le aree protette sono più esposte al rischio incendio: quest'anno, il 41% della superficie bruciata in Europa rientrava in siti Natura 2000.

In Italia il record europeo: oltre 25mila ettari di aree protette sono state bruciate nel 2021

Questi fenomeni sono in aumento dal 2018.

Gli incendi boschivi sono fenomeni estremamente dannosi, capaci di distruggere ecosistemi, abitazioni e infrastrutture, indebolire il suolo e inquinare l’atmosfera.

Aggravando così gli effetti dei cambiamenti climatici che contribuiscono a generarli.

Tuttavia il danno, sempre elevato, si moltiplica se a essere colpite sono le aree protette, zone che ospitano specie a rischio ed ecosistemi di particolare interesse.

Il 2021 è stato particolarmente difficile da questo punto di vista.

Soprattutto in Italia, dove sono bruciati oltre 25mila ettari di terreno, pari a un quarto di tutte le aree protette incendiate dell’Unione europea.

Le aree protette sono le più esposte agli incendi

Secondo lo European forest fire information system (Effis), quest’anno sono bruciati in totale quasi 450mila ettari di terreno in Europa (al 18 ottobre).

Per quanto riguarda l’Italia (che ha superato i 93mila ettari) parliamo dello 0,31% della superficie totale del paese.

Parliamo di un dato quasi doppio rispetto alla media del periodo 2006-2022 (0,18%) e inferiore soltanto a quello greco (1,31%), portoghese (0,38%) e cipriota (0,34%).

Gli incendi sono una minaccia in costante aumento che spesso colpisce zone particolarmente delicate come le aree protette:
si tratta di vere e proprie riserve di biodiversità, in cui sono presenti ecosistemi e specie già vulnerabili.

Come rileva il joint research centre (Jrc), sono proprio queste le zone più esposte al pericolo e infatti il 41% della superficie bruciata in Europa rientrava in siti Natura 2000.

Una cifra molto elevata se si pensa che la rete europea di aree protette Natura 2000 ricopre appena il 18% del territorio dell’Ue.

Natura 2000 is a network of core breeding and resting sites for rare and threatened species, and some rare natural habitat types which are protected in their own right.

– commissione europea

Per un’immagine più dettagliata, analizziamo i dati relativi al 2021, che è stato un anno particolarmente duro per gli incendi ma allo stesso tempo rappresentativo del progressivo aggravamento del fenomeno.

25,7% della superficie bruciata nelle aree protette nel 2021 si trovava in Italia.

Un quarto delle aree protette bruciate in Ue si trova in Italia

( Openpolis)

LINK
https://www.openpolis.it/le-aree-protette-sono-particolarmente-esposte-agli-incendi/


TECNOLOGIA. -


Incendi e drone...
come proteggere i nostri boschi

Non solo Telecamere agli infrarossi ed un radar ad effetto doppler...
ma anche un drone sempre pronto al decollo...


Milano -

Il cambiamento climatico, con lunghi periodi di siccità e di temperature elevate favorisce incendi sia di origine naturale che di origine dolosa.

Gli imponenti danni , basti ricordare la Sardegna con oltre un miliardo di euro, sono la causa di maggiori difficoltà per tutta l'economia italiana.

Eppure la moderna tecnologia permette di proteggere facilmente vaste aree di terreno boschivo, di zone aride, di campi coltivati.

La nuova tecnologia permette infatti la localizzazione dei focolai d'incendio mediante l'utilizzo di speciali telecamere termiche abbinate ad un particolare radar ad alta frequenza.

Ma non solo..

Un nuovo tipo di drone, sempre pronto al decollo e comandato dalla centrale operativa ove già confluiscono le immagini termiche delle telecamere e l'immagine del radar, è in grado di alzarsi in volo immediatamente e di volare nella zona pericolosa per "vedere" la natura della anomalia riscontrata.


SARDEGNA - I FALSI ALLARMI

Ricordiamo che in Sardegna vi fu un "flop" da 27 milioni di euro nel lontano 2016..

Su "la nuova Sardegna" scriveva Claudio Zoccheddu il 19 Settembre 2016 come il sistema, realizzato negli anni '90 che doveva controllare parte del territorio con telecamere a infrarossi, era stato abbandonato da anni..

All'epoca fu senz'altro un'idea rivoluzionaria che aveva impegnato 52 miliardi di lire (quasi 27 milioni di euro) divisi tra contributi ministeriali, fondi regionali e denari stanziati dalle comunità montane.

Lo sforzo economico consentì la realizzazione di una cinquantina di impianti di rilevazione associati a una decina di sale operative.

Era il 1993 e da allora le tracce del sistema di telerilevamento degli incendi iniziano a sbiadirsi per diventare quasi invisibili fino a quando, tra il 2003 e il 2004, il Corpo forestale avrebbe investito 850mila euro per l'aggiornamento tecnologico di alcuni impianti.

Poi, più nulla.

Il problema vero furono le migliaia di "falsi allarmi" forse dovuti alla tecnologia dell'epoca, forse all'installazione di una sola telecamera ( oggi sarebbero 4 telecamere più un radar ad effetto doppler più un drone ) oppure forse perché artatamente creati per sabotare il sistema .

Probabilmente i falsi allarmi furono artatamente creati proprio a tutto vantaggio delle organizzazioni preposte agli spegnimenti, piuttosto che dei bracconieri o di quant'altri non hanno mai voluto un vero controllo del territorio sardo.

Ricordiamo che i molteplici "falsi allarmi" hanno comportato ingenti spese per la perlustrazione dei luoghi ove i sensori dell'epoca avevano rilevato l'anomalia termica.

I falsi allarmi furono migliaia mentre le localizzazioni di veri principi di incendio furono poche decine.

Questa incertezza decretò la fine del sistema, una serie di cause in tribunale ed infine il fallimento della Teletron Euroricerche nell'anno 2018.

Attualmente restano ancora i vecchi impianti da smantellare.

Ma la tecnologia di oggi ha totalmente cambiato le modalità di rilevamento ed ora è in grado di garantire un margine di errore assolutamente minimo proprio con l'utilizzo di un particolare drone sempre pronto al decollo e guidato dalla sala operativa centrale.



MISSIONE

Localizzazione ed osservazione degli echi sospetti rilevati dal radar .
Localizzazione ed osservazione delle sorgenti di calore sospette rilevate dalle telecamere termiche.

TKE-15

Raggio di azione 30 km - 15+15 km ( andata e ritorno )
Velocità : 50 - 60 km/h
Permanenza in volo : 60 minuti - 50 minuti di volo + 10 minuti di osservazione
Peso a vuoto: 90 kg circa
Propulsione elettrica.
Ricarica elettrica: automatica
Operatività : 100% in stand-by
Telecamera: PTZ termica

TKH-50

Raggio di azione: 100 km 50+50 km ( andata e ritorno )
Velocità : 50 - 60 km/h
Permanenza in volo : 120 minuti - 110 minuti di volo + 10 minuti di osservazione
Peso a vuoto: 130 kg circa
Propulsione Ibrida
Potenza installata: 9.8 HP
Telecamera: PTZ termica

DRONE-PAD

Dimensioni 5 x 5 m
Fondo : cemento armato
Illuminazione crepuscolare automatica
Stazione meteo per il rilevamento della direzione e della velocità del vento

DRONE RECOVERY HANGAR -

Dimensioni 2.50 x 3.0 m - H 1.50 m
Telecamera interna di sorveglianza.
Connessione alimentazione 24 VDC.
Connessione trasferimento dati.

Informazioni preliminari e soggette a modifiche



Drone-Pad - 5 x 5 m


ED ECCO I RISULTATI..


Con il sistema radar di sorveglianza equipaggiato con telecamere termiche PTZ ed assistito da un drone si ottengono cinque risultati importanti.

Primo:
La localizzazione di tutte le autovetture, camion, animali, persone in transito nel raggio di azione del radar e delle telecamere.

Secondo:
La localizzazione di attività illegali, di deforestazione e di trasporto illegale di legname o di merci e lo scarico e l'abbandono di rifiuti...

Terzo
La localizzazione dei punti esatti ove si innescano gli incendi e la possibilità di identificare i piromani.

Quarto
Con l'utilizzo del drone si ottiene la riduzione significativa dei falsi allarmi e la possibilità di "vedere" esattamente l'origine dell'anomalia localizzata dagli altri sensori.

Quinto
Infine tutte le immagini confluite alla sala di controllo non solo sono memorizzate per sei giorni nei computer della stessa sala ma anche conservate nella memoria generale a Varese.

In questo modo eventuali anomalie dei sensori sono analizzate e studiate dai progettisti della TRISKAV ed eventuali negligenze degli operatori della sala di controllo possono essere constatate e corrette.

Si realizza così anche una biblioteca dei segnali che possono generare i falsi allarmi ed il presupposto per una analisi delle immagini mediante un sistema di intelligenza artificiale in grado di assistere l'operatore della sala di controllo.

Ovviamente in caso di comportamenti penalmente rilevanti tutte le informazioni registrate potranno essere messe a disposizione delle autorità inquirenti ed utilizzate in Tribunale

Maggiori informazioni dal sito www.triskav.com




L'ITALIA che NON MUORE....


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