ref:topbtw-3118.html/ 14 Ottobre 2021
I dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie
e valutare pratiche politiche.
Con i "Numeri alla mano" facciamo proprio questo.
In tutto il continente europeo, negli ultimi 30 anni i salari medi annuali sono andati progressivamente aumentando.
Fa eccezione l’Italia, dove nel 2020 si guadagna meno che nel 1990.
La pandemia ha avuto effetti significativi sul mondo del lavoro.
Ha creato più disoccupazione e inasprito molte disuguaglianze socio-economiche preesistenti.
Nonostante ciò, osservando l’andamento nel tempo, vediamo che in tutti i paesi europei, tranne che in Italia,
i salari medi annuali sono aumentati.
Il mese scorso abbiamo parlato del tasso di occupazione in Europa, un indicatore che ci permette di comprendere
lo stato del mercato del lavoro in un paese e il livello di inclusione economica della sua popolazione.
Da un punto di vista della qualità dell’impiego, però, uno degli aspetti più importanti da considerare è proprio
l’entità della retribuzione, ovvero quanto i lavoratori ricevono come salario.
I salari medi annuali dopo lo scoppio della pandemia
Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), in tutto il mondo la pandemia ha messo alla prova
i lavoratori e ne ha peggiorato le condizioni di vita.
Anche in Europa molti posti di lavoro sono andati perduti e il numero di ore lavorate
in media ha registrato un calo, soprattutto per quanto riguarda le professioni meno retribuite.
Mediamente nel 2020 la massa salariale, con cui si intende il totale dei salari lordi non standardizzati,
è infatti diminuita rispetto all’anno precedente.
-6,5% di massa salariale, in Europa, tra prima e dopo la pandemia, secondo le stime dell’Oil.
A causare questo fenomeno è stato, in maniera particolare, il taglio delle ore lavorative, mentre il problema della
perdita del lavoro è stato in buona parte arginato da misure di salvaguardia a livello nazionale,
che sono riuscite a contenerne gli effetti più negativi.
Questo in Italia si è concretizzato con il blocco dei licenziamenti, in vigore da febbraio 2020 a fine giugno 2021
(fine ottobre per le aziende che accedono agli ammortizzatori sociali introdotti dal Decreto sostegni
e fine dicembre per i datori di lavoro che accederanno alla Cassa integrazione).
Anche la perdita di massa salariale è stata limitata grazie a misure statali.
In particolare i sussidi, messi in campo da gran parte dei paesi europei, avrebbero dimezzato secondo
l’Oil l’impatto della crisi, riportando la perdita effettiva a -3,1% (rispetto al -6,5% iniziale).
Il Lussemburgo è il paese europeo con il salario annuale medio più alto
-5,9% la riduzione del salario medio annuale in Italia tra il 2019 e il 2020.
Se all'inizio degli anni '90 l'Italia era il settimo stato europeo subito dopo la Germania per salari medi annuali,
nel 2020 è infatti scesa al tredicesimo posto, sotto a paesi come Francia, Irlanda, Svezia (che negli anni '90 avevano
salari più bassi) e Spagna.
L'aumento maggiore si è registrato nei paesi dell'ex blocco sovietico.
In Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia,
ad esempio, il salario medio annuale è raddoppiato.
Ma le percentuali più alte si riscontrano nei paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania), dove tra il 1995 e il 2020 i
salari sono più che triplicati.
Ovviamente, parliamo di paesi in cui i salari medi annuali, 30 anni fa, erano molto bassi rispetto a quelli
degli altri stati europei.
Se pensiamo alla Lituania ad esempio, il paese europeo Ocse che ha registrato il più grande miglioramento
in questo senso, nel 1995 la retribuzione era pari a poco più di 8mila dollari l'anno.
Nel 2020, invece, è salita a circa 32mila.
+276,3% l'aumento del salario medio annuale tra il 1995 e il 2020, in Lituania.
Dal 1990, il salario medio in Italia è diminuito del 2,9%
( Per gentile concessione di OPENPOLIS - www.openpolis.it )
Link:
https://www.openpolis.it/quanto-guadagnano-in-media-i-cittadini-europei/
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