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e Luca Ricolfi
Di tanto in tanto, i poteri deboli del "paese reale" nell'Italia che conta sentono l'irrefrenabile desiderio di
frugare negli scaffali dei discount della politica, alla ricerca di qualche prodotto di seconda fila
da lanciare sul mercato elettorale e riciclare scarti di nuovo che avanza.
Affascinati dal diversamente giovane, dopo averci propinato il cottolengo a 5 stelle, specializzato nella parodia
della rivoluzione francese...
dopo essere caduti in estasi mistica per un accrocco vetero-democristiano, ovvero un disturbo narcisistico
ambulante della personalità con indosso gli stracci del blairismo riesumato dopo 30 anni e lavati nell'Arno...
dopo essersi intruppati a passo dell'oca dietro ad un ciucciatore compulsivo di rosari travestito da gendarme
e specializzato in imitazioni ducesche...
adesso è tempo di scaldarsi con le fiamme missine di Giorgina Meloni, perché pure lei pare faccia tanto "popolo".
In politica da quasi 30 anni, originale come le foto di 20 anni fa (taroccate in photoshop e abbellite del 500%)
che lo staff della ducia manda in giro a pomparne l'immagine, Giorgina è la nuova eroina patinata del nuovismo
ritrovato (malattia infantile del giornalismo senilizzato), in grado di titillare l'interesse di qualche catone
settuagenario che costituiscono la truppa d'assalto dei liberali giorgiani, ostracizzati dalle elite radical-chic
per tanta avanguardia incompresa di pensiero.
Oggi è il turno del prof. Marco Tarchi, che per spandere le sue raffinate riflessioni sceglie non per niente
l'HuffingtonPost del nuovo corso feltriano:
dirompente espressione del progressismo radicale, targato Agnelli.
Dal fondo del suo seminterrato occupato nelle case popolari, il prof. Tarchi non riesce a contenere il proprio
stupore dinanzi alla straordinaria carica innovativa della Fratella d'Italia e della formidabile ascesa del
suo partitino nostalgico nei sondaggi telefonici (che il politologo scambia coi consensi).
"Fratelli d'Italia oggi è paragonabile solo in parte al M5S del 2013: ha storia breve e genealogia lunga, ed è
composto non da gente comune ma da politici di professione.
Se mancano candidati sindaci di spicco, però, non dipende solo dalla qualità politica della classe dirigente
ancora da dimostrare. È il frutto di una ostilità di lunga data degli ambienti di élites verso tutto
ciò che non sta a sinistra del centro.
La colpa delle destre consiste nel non aver mai voluto tentare un'azione contro-egemonica"
Se i fascisti, sedicenti fratelli, d'Italia non hanno una classe dirigente neanche lontanamente degna di questo
nome, ovviamente la colpa è della Sinistra che controlla l'establishment dei poteri forti (e stranamente non conta un cazzo);
mentre il prof. Tarchi fa finta di non sapere che la storia dei Fratelli/fascisti è lunghissima: percola direttamente dal vecchio MSI dal quale riprende immaginario politico ed armamentario ideologico, compreso il simbolo, richiamandosi direttamente ai tempi gloriosi della Repubblica di Salò (RSI), da cui i richiami nell'acronimo.
E, nonostante le cosmesi di facciata, proprio non gli riesce di andare oltre!
Se poi dalle parti della (estrema) destra neofascista sono ignoranti come capre, naturalmente
la responsabilità è degli intellettuali progressisti che egemonizzano il mondo della Cultura
(un tempo si sarebbe detto "culturame"), mica della naturale idrofobia che colpisce i "patrioti"
ogni qualvolta si imbattono in quegli oggetti sconosciuti e terribili che chiamano 'libri'.
Per imbastire un'azione contro-egemonica (?!?), innanzitutto bisogna studiare! Ed è difficile quando la massima
espressione intellettuale di certa destra non si eleva oltre il "Piano Kalergi" ed il complotto massonico delle
plutocrazie giudaiche, mentre ammicca al nazifascismo di ritorno e celebra Léon Degrelle.
Al prof. Tarchi sfugge che le elite che si richiamano alla tradizione liberale, quelle vere e che in Italia
non sono mai esistite, non quelle numerosissime dei liberali giorgiani subito accorsi a baciare
il pastorale della nuova Unta dal Popolo, sono conservatrici ma mai reazionarie.
E quasi mai hanno simpatie fasciste, perché nessuno si sognerebbe di celebrare marce su Roma e dispensare
immagini del duce come santini da salutare romanamente.
Ovviamente sono cosmopolite, perché sono abituate ad interrelazionarsi con ambiti più vasti che non siano
il razzismo da Bar-Sport nelle Alabame italiche della provincia profonda.
Concetti semplicissini, lapalissiani fuori dall'Italia, incomprensibili per l'ex missino Marco Tarchi che
infatti indirizza altrove le sue frustrazioni accademiche, al riparo della nuova ideologia né-né.
Del resto, se abbiamo un Luca Ricolfi, ancora fermamente convinto di essere di sinistra (!), grande è allora
la confusione sotto al cielo.
(Roberto Gualtieri, l'Aspirante)