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Sul filo di lana oppure sul filo del rasoio ?

Prostituti

Nella sua monumentale opera dedicata alla propaganda del regime fascista durante il ventennio ("La fabbrica del consenso:
fascismo e mass media"), Philip V. Cannistraro distingue tra propaganda di agitazione e propaganda di integrazione, intese come due fasi strettamente interconnesse per la costruzione del consenso, attraverso l'allineamento dei mezzi di informazione, nella progressiva fascistizzazione degli organi di stampa e conseguente compressione di ogni dissenso critico.

Integrazione ed Agitazione non seguono un percorso ordinario, ma sono interscambiabili e con una struttura dinamica.
Quest'ultima varia a seconda della necessità cogente del momento ai fini della propaganda, che per essere davvero efficace deve essere innanzitutto 'fluida'.

La sbracata odierna di un Alessandro Di Battista (si parva licet) contro i soliti "giornalisti", amabilmente chiamati "pennivendole puttane", con tutta l'eleganza che contraddistingue l'eloquio gentile del personaggio in questione, potrebbe sembrare una forma di propaganda di agitazione, volta più che altro a fomentare la base fidelizzata di riferimento, particolarmente sensibile alle facili eccitazioni...

In realtà, a ben vedere, l'ennesima intemerata contro la stampa in generale (antica ossessione della setta a cinque stelle che li disprezza da sempre, parimente ricambiata) nasconde in realtà il senso di frustrazione di una propaganda che, al di fuori degli adepti di stretta osservanza, non buca;
non raggiunge l'obiettivo prefissato, mancando sistematicamente il bersaglio.

Si tratta del fallimento più evidente in termini mediatici di un movimento che è diventato 'sistema', ma che non riesce ad assorbire nella propaganda di integrazione le espressioni non allineate al nuovo assetto di potere di cui è espressione.
E tanto meno riesce a modellare le coscienze, nella costruzione di un consenso allargato che penetri nella società per riplasmarla dall'interno a propria immagine e somiglianza.

Perciò, dove non funziona l'integrazione ritorna l'agitazione, che poi è rimestaggio torbido di livori e rancori di chi davvero crede che l'opinione pubblica si formi e possa essere eterodiretta da una piattaforma web.

E per questo si rivolge ad un pubblico sempre più ristretto di analfabeti funzionali, nella spoliticizzazione crescente delle grandi masse del tutto indifferente alla propaganda di agitazione.

Perché come ben sintetizzava il sociologo anarchico Jacques Ellul in un suo lontano studio sulla propaganda, già alla fine degli Anni '60:
"Gli individui attivi nell'ambito della propaganda, sono nello stesso tempo soggetti e oggetti di propaganda e, costituendo quasi un circuito chiuso, non raggiungono la massa della popolazione e rinforzano in vitro opinioni estreme. La propaganda diventa allora una forma di autoconsumo.

Si scelgono le notizie che possono alimentare la convinzione; le si elabora in modo che possano effettivamente servire per la propaganda; le si consuma nel gruppo venendo così fortificati nelle proprie convinzioni, mentre ci si distacca progressivamente da una massa che si vorrebbe raggiungere e convincere ma che si allontana sempre più, proprio nella misura in cui questa propaganda diventa più intensa.

Esiste tuttavia un modo attraverso cui il contatto avviene o dovrebbe avvenire:
stabiliscono la relazione alcuni mezzi di comunicazione di massa, come quei giornali di larga informazione che prestano un'attenzione continua a questi movimenti e gruppi e riprendono questo tipo di propaganda;
in effetti è solo in questo modo che accade qualcosa.

Così, non può verificarsi una manifestazione di gruppi estremisti, per quanto ridotta, senza che immediatamente la grande stampa la riprenda e la ponga in primo piano, e lo stesso dicasi per certe emittenti radiotelevisive."

In altri termini, i propagandisti come Di Battista (e tutta l'esaltata combriccola coltivata in provetta nei laboratori della Casaleggio Associati) hanno bisogno dei mass media per veicolare i propri messaggi (le idee sono un'altra cosa), attraverso i meccanismi di comunicazione mainstream;
ben consapevoli che un messaggio, per essere davvero "virale" in assenza di reali contenuti, ha bisogno di essere propagato attraverso canali ufficiali più accessibili al grande pubblico.

La polemica si traduce in realtà in un espediente per assicurarsi la visibilità.

E per questo si autoalimenta in una escalation di provocazioni crescenti ed inversamente proporzionali ad ogni coerenza.

Parlare della doppia morale di questa setta di esaltati è assolutamente superfluo;
sono gli stessi che ad ogni tintinnar di manette si presentavano in massa a conferenze di stampa autoconvocate, con tanto di arance in bella vista "in onore agli arrestati", per reclamare le dimissioni coatte e l'arresto dei reprobi.

I parlamentari del M5s durante la conferenza in Campidoglio sugli arresti avvenuti al comune di Roma, 03 dicembre 2014. ANSA/ANGELO CARCONI

Quando un Di Battista, che davvero è convinto di essere un giornalista cerca di vendere un tanto al chilo i suoi patetici reportage della sua lunghissima vacanza sudamericana nelle vesti di voyeur della misera altrui, parla di "pennivendoli" (facendo il verso a Giovanni Papini che il termine lo inventò) e di "prostituzione", dal fondo del guazzabuglio di incoerenze e contraddizioni che ne contraddistinguono l'agire, sostanzialmente descrive se stesso nello specchio della propria inconsistenza.

Finora l'eccezionale risultato raggiunto è stato quello di essere scaricato persino dall'unico giornale 'amico' che ancora offriva il beneficio di una qualche credibilità a questa oscena banda di pagliacci, tanto da finire folgorati in un fulminante editoriale di Ferruccio Sansa, giornalista, che finalmente ha capito di quale fetido impasto siano fatti gli umori della Setta del Grullo e dei suoi fanatici accoliti:
"Cari Di Maio e Di Battista, chi sono le puttane?"

"C'è soprattutto disprezzo in quella parola, "puttane", usata da Di Battista.

Per i giornalisti, ma anche per le prostitute.

Per le persone in generale.

Un modo di esprimersi misero e inadeguato.

Prima ancora che grave.
Non voglio difendere i giornalisti.

Abbiamo le nostre colpe.

Tanti sono stati servili in questi anni, invece che vigili.

Hanno preferito la dipendenza alla libertà.

Come gli italiani, del resto, che hanno osannato prima Berlusconi, poi Monti, poi Renzi e ora Salvini e Di Maio.

Come la nostra classe politica peraltro.

E qui verrebbe da fare qualche domanda al duo di statisti Di Maio-Di Battista.

Sono puttane solo i giornalisti o anche quelli che per anni hanno soltanto detto "sì", piegando il capo agli ordini del grande capo?

Sono puttane solo i giornalisti oppure anche i politici che per tenersi una poltrona sotto le chiappe tacciono di fronte alle dichiarazioni razziste del loro alleato?

Sono puttane soltanto i giornalisti oppure anche chi dopo aver difeso a parole l'ambiente propone condoni per prendersi quattro voti?

Sono puttane solo i giornalisti oppure anche quelli che approfittano perfino delle tragedie come il ponte di Genova per cercare voti e consenso?

Sono puttane solo i giornalisti oppure anche quelli che dopo aver criticato per anni un politico vanno a scrivere libri per le sue case editrici?

Povere puttane, in fondo, usate per esprimere disprezzo.

Almeno loro si sporcano le mani.

Fanno un lavoro.

Non stanno a pontificare dal Guatemala.

Non governano un Paese con un curriculum che alla gente comune magari non basta per fare il corriere."
Ferruccio Sansa
(11/11/18)
Il dramma (per noi) è che ora tocca loro pure governare...

E non sanno nemmeno da che parte cominciare.


Demagogo: uno che predica dottrine che sa false a gente cha sa cretina.. ( H.L. Mencken )

( Sendivogius )

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