Altro che sola fuga di cervelli.
C'è un nuovo ciclo di emigrazione italiana in corso, in larga misura frutto della crisi economica,
che ha portato all'estero MILIONI di italiani di diverse provenienze e aspirazioni, dal laureato con master e il manager,
al giovane in cerca di qualsiasi occupazione, purché sia lavoro, a intere famiglie che si mettono in viaggio sperando
di trovare un modo degno di sbarcare il lunario.
Un flusso composito, caratterizzato da crescente precariato, che toglie risorse umane e competenze all'Italia
e sottrae diritti e tutele ai nuovi emigrati italiani.
E che quindi va gestito con nuovi strumenti e nuove capacità istituzionali nel mondo dell'associazionismo.
Questo il quadro descritto e discusso a Roma al convegno "Emigrare in tempo di crisi:
necessità, opportunità.
Più diritti, più tutele" promosso dal FAIM, il Forum delle associazioni italiane nel mondo,
che raccoglie le maggiori federazioni italiane ed estere in rappresentanza di oltre 1.500 associazioni nel mondo.
E che oggi prende atto del fatto che l'esodo in corso è un fenomeno complesso - una "nebulosa", è l'immagine usata da Enrico Pugliese,
il coordinatore del comitato scientifico Faim - che difficilmente sarà fermato dal relativo miglioramento delle dinamiche economiche italiane.
I NUMERI
In base ai dati dell'AIRE (Anagrafe Italiani residenti all'estero) gli italiani che vivono all'estero nel 2006 erano poco più di 3 milioni ed
oggi sono cinque milioni circa.
Ma i dati reali sono molto più alti, hanno spiegato oggi gli intervenuti al convegno FAIM, perché
"non tutti si registrano all'Aire",
ha evidenziato Giuseppe Tabbì del Consiglio direttivo FAIM, Acli Baden-Wuttenberg".
In Germania, ad esempio, a fronte dei 17.299 italiani emigrati recensiti dall'Istat nel 2015, l'istituto equivalente tedesco ne stimava 57.171.
Una dinamica riscontrata in tutti i Paesi che sono le principali mete della nuova emigrazione.
CHI SONO I NUOVI EMIGRATI
Sono "una nebulosa" che contiene di tutto:
giovani altamente scolarizzati, ma anche - e sempre di più - persone senza titoli o particolari competenze,
intere famiglie che cercano nuove prospettive lavorative, oppure anziani attratti da costi o condizioni di vita più gestibili.
Pugliese ha portato come esempio:
"il paradosso della Lombardia",
che oggi è la principale regione di emigrazione italiana.
"Da questa regione partono al contempo giovani altamente qualificati, spesso destinati ad occupazioni qualificate,
ma accanto a loro sono partiti, così come avvenuto anche in Veneto, giovani e meno giovani operai che hanno perso
il loro lavoro in settori industriali negli anni della crisi", ha spiegato.
Insomma c'è il giovane che ha fatto l'Erasmus e vuole continuare a vedere come va all'estero, c'è chi
varca la frontiera in cerca di un nuovo stile di vita, magari con in tasca una laurea della Bocconi, ma c'è anche chi parte per disperazione.
LE PRINCIPALI METE
I Paesi principali mete del nuovo flusso di emigranti italiani sono la Germania, ma anche l'Inghilterra,
la Francia, la Svizzera e in parte la Spagna e pure il Belgio.
In pratica:
"in grande misura i Paesi delle grandi migrazioni intra-europee del dopo guerra"
ha sottolineato Pugliese del comitato scientifico Faim.
"Si tratta di un fenomeno interno all'Unione, accelerato dalle politiche di apertura nei confronti degli altri europei, realtà messa
in discussione dalla Brexit.
E poi c'è l'Australia".
L'ASSOCIAZIONISMO
Le associazioni sono sempre meno frequentate dagli "italiani nel mondo", da una parte perché si tratta di
una emigrazione sempre più "individuale", è stato rilevato, e poi perché, in particolare i giovani, si associano
in modo decisamente diverso da quanto accadeva in passato, preferendo i social network, che offrono legami e frequentazioni
più effimeri, ma più immediati.
Per questo, ha evidenziato Mattero Bracciali, responsabile internazionale Acli,
"la rete associativa che abbiamo oggi andrà in esaurimento"
e "vanno trovate alcune forme, anche organizzative, che permettano di stare dentro le nuove realtà".
Addio circolo dove si gioca a carte.
I nuovi emigranti arrivano agli sportelli delle associazioni all'estero per chiedere contatti con gli istituti esteri, i giovani si danno
appuntamento su Facebook, le famiglie arrivano con indirizzi di amici di loro amici.
Quindi, ha suggerito Bracciali,
"la questione oggi è anche come costruire una emigrazione solidale, cosa persa con le grandi migrazioni del passato".
E mentre due milioni di italiani sono scappati all'estero per cercare lavoro e dignità professionale,
che hanno fatto i governi italiani?
Hanno imbarcato mezzo milione di africani analfabeti, senza alcuna qualifica professionale, senza alcun sapere linguistico,
tutti in Italia e per di più mantenuti di vitto alloggio e denaro contante dallo stato per volere dei governi PD di questi anni.
Opportunità che gli italiani andati all'estero ovviamente non hanno mai avuto, dall'Italia.
( Redazione )